I castelli e le fortezze hanno il potere di affascinarci fin da bambini. Merito forse anche del cinema, dei libri, ma quelle mura che sembrano raccontare silenziosamente di dame e cavalieri, arme e amori, ci attirano come calamite. Scrigni di storia, tradizioni e arte, si ritrovano innumerevoli lungo la Penisola, dai centri urbani alle vette. Ad ammaliare maggiormente gli amanti come noi dell’outdoor sono inevitabilmente questi ultimi. Arroccati spesso su speroni rocciosi, immersi nella natura selvaggia dei monti. Preparatevi a intraprendere insieme a noi una avventurosa caccia al castello.
Inizieremo con 5 mete da scoprire sull’arco alpino. Nel prossimo appuntamento proseguiremo la ricerca in Appennino.
Avviso ai naviganti: non sarà una passeggiata, preparate gli scarponi da trekking!
Castello della Pietra – Liguria
Nel cuore del parco dell’Antola, una delle zone più suggestive dell’entroterra genovese e dell’Appennino ligure, si erge un castello che sembra uscito dall’universo fantastico di J.R.R. Tolkien. Si tratta del Castello della Pietra (O Castello da Pria in genovese), un monumento millenario costruito tra due torrioni di puddinga che dominano la Valle di Vobbia.
Le origini di questa architettura difensiva medievale sono poco documentate. Risulterebbe realizzato su volontà dei vescovi di Tortona, che lo edificarono attorno all’anno mille. La denominazione “della Pietra” deriva dalla famiglia omonima che ne fu proprietaria fino al 1518, anno in cui il maniero passò agli Adorno per poi essere abbandonato a seguito del trattato di Campoformio (1797) che sancì la fine dell’epoca feudale.
Dal 1910 il castello è pubblico, dal 1993 visitabile (su prenotazione) anche negli spazi interni grazie a importanti interventi di recupero.
Il maniero si articola in due corpi che si sviluppano a quote differenti. Il tour di visita accompagna i turisti tra cisterne, segrete, camini, scale, posti di guardia, camminamenti di ronda. Pregevole è l’ampia sala centrale. Caratteristica è la cisterna scavata nella roccia ai piedi del torrione ovest, uno dei due speroni rocciosi che incastonano il castello.
Come arrivare
Ci sono due possibilità per raggiungere il castello:
- Il sentiero breve, che si stacca dalla provinciale tra Vobbia e Isola del Cantone e dura circa 20 minuti;
- il cosiddetto Sentiero dei Castellani, a cura del Parco Antola, che parte da Torre di Vobbia e, in un paio d’ore di cammino e circa 4 km di lunghezza, conduce all’ingresso del maniero.
Contatti
Ente Parco dell’Antola: (+39) 335 1234728 (orario d’ufficio)
Chatel Argent – Valle d’Aosta
La Valle d’Aosta è ricca di castelli e fortezze. Accanto ai più noti, quali il castello di Fénis, Issogne o il Forte di Bard, ci sono antichi gioielli oggi in decadenza che meritano di essere scoperti. Vi consigliamo di mettere in lista il Castello di Villeneuve, meglio noto come Chatel Argent.
Quello che oggi appare come suggestivo castello diruto, un tempo era una fortificazione costruita sui resti di un forte romano a difesa dei confini dell’Impero dalle invasioni dei Barbari. Ergendosi sul promontorio a guardia di Villeneuve, rappresentava una delle migliori postazioni di difesa della Valle d’Aosta insieme a Bard e Montjovet.
Il vecchio edificio romano fu probabilmente distrutto dai Saraceni. I resti oggi visibili appartengono al castello edificato nel 1275, anche se il toponimo “Castrum Argenteum” figura già dal 1176.
La costruzione vide un riutilizzo dei materiali romani e, secondo studi recenti, sarebbe opera di Master James of Saint – George, architetto del conte Pierre II di Savoia.
Le mura di cinta circondano un’area di circa 90 m per 70 m. Si stima che tale spazio potesse accogliere 2000 uomini. All’interno delle mura è presente una cappella molto antica dedicata a “Santa Colomba”, sul lato Est, in stile romanico, che si ritiene costruita tra verso il 1050-1070. Nella parte Ovest si trova l’ingresso. Era qui che sorgevano il corpo d’abitazione ormai distrutto, addossato alle mura, la cisterna e il mastio a pianta circolare. È inoltre presente una torre di vedetta esterna, con un diametro di 9,50 m.
La Baronia di Châtel Argent vide avvicendarsi numerosi Signori: Bard, Challand, Roncas et al. Ma restò sempre sotto la giurisdizione di Casa Savoia.
L’origine difensivo-militare della struttura originaria è testimoniata dalla porta d’ingresso, che era posizionata a diversi metri d’altezza, e da piccole feritoie come unici punti luce, quasi invisibili dall’esterno.
Come arrivare
Il castello è accessibile a piedi, in un quarto d’ora, tramite la cosiddetta “rampa”. La strada, così chiamata dai Veullatsu (gli abitanti di Villeneuve), costituita da scaloni ricavati nella roccia, sale dal borgo di Villeneuve.
Attorno al castello la Fondation Grand Paradis, che gestisce il sito, ha creato il “Vivre Châtel-Argent”, itinerario che conduce alla scoperta delle peculiarità della “becca” che sovrasta il borgo di Villeneuve.
Contatti
Fondation Grand Paradis: Tel. (+39) 0165 75301 / E-mail: info@grand-paradis.it
Ufficio del turismo – Cogne: Tel. . (+39) 0165.74040 – 0165.74056 / E-mail: cogne@turismo.vda.it
Castel Rodengo – Alto Adige
Castel Rodengo (Schloss Rodenegg, o Rodeneck) è un castello medievale che si erge su uno sperone roccioso sovrastante la Gola della Rienza, tra Sciaves (Schabs) e Rio Pusteria (Mühlbach) nel comune di Rodengo (BZ) in Valle Isarco.
L’edificio fu edificato nel 1140 su volere di Friedrich I di Rodank. I Signori di Rodank rimasero proprietari del maniero fino alla loro estinzione, attorno al 1300. Ne presero possesso quasi due secoli più tardi, nel 1491, i Conti di Wolkenstein-Rodenegg, ancora oggi proprietari. Nel 1500 la struttura fu restaurata e ampliata dalla famiglia del menestrello Oswald von Wolkenstein.
Ai discendenti dei Wolkenstein-Rodenegg va il merito di conservare nel tempo la bellezza della fortezza, che è ancora in parte abitata. Attorno al castello si estende un meraviglioso giardino e all’interno delle mura è stato realizzato un museo. La famiglia ha preservato l’antico mobilio del tardo rinascimento, ammirabile durante la visita guidata, così come gli affreschi del “Ciclo di Iwein” dell’epoca dei cavalieri di Hartmann von Aue, scoperti solo nel 1972. Pezzi di estrema importanza, che rappresentano i primi esempi di arte medievale europea, realizzati probabilmente nei primi decenni del 1200. Gli scenari ritrovati sono 11 e raccontano la leggenda di Iwein, uno dei cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù.
Altro tesoro del castello è il “Lauterfresserloch”, un carcere il cui appellativo si lega a Matthias Perger, condannato al rogo per stregoneria nel XVII e detto Lautfresser per la sua passione per le minestre (in tirolese Lauteres).
Come arrivare
Il castello si trova nelle vicinanze della SS49, la strada statale della Val Pusteria. Parcheggiando l’auto presso la chiesa di Sciaves si procede lungo la strada che porta alla croce Viummer Kreuz (803 m), con marcatura 3. Qui si imbocca a sinistra il sentiero 1A (asfaltato), che degradando leggermente conduce a una piccola cappella e un maso (Rundlhof). L’itinerario diventa qui n.1 e prosegue come sentiero di campagna fino a raggiungere un ponte di legno che conduce nella Gola della Rienza. Proseguendo lungo un sentiero che sale nel bosco per circa un’ora, ecco apparire il castello.
Contatti
Tel. +39 391 7489492
Email: schloss.rodenegg@gmail.com
Castello di Andraz – Veneto
ll Castello di Andraz è il simbolo della Valle di Livinallongo (Fodom, in ladino). Sorge in una posizione strategica, dominante sulla vallata, e nella sua epoca d’oro assicurava il controllo delle vie provenienti da sud (Belluno, Agordo, Caprile), da nord (Bressanone e Castelbadia, San Martino in Badia, Valparola) e da Ampezzo attraverso la sella di Falzarego. Il sottostante Rio Castello segnava probabilmente il confine primitivo tra Patriarcato di Aquileia, in area veneto-cadorina, e area tirolese.
Fu edificato attorno all’anno 1000 ma le prime testimonianze storiche risultano tardive. Nel 1221 era in mano alla famiglia Schoneck (Colbello) che lo ottenne in feudo dal Vescovo di Bressanone. Fino al 1400 circa rimase proprietà di vassalli alle dipendenze dei “Vescovi-Conti”. Nel 1416 passò integralmente in mano al Vescovado di Bressanone, fino al 1802. Tra i suoi ospiti più illustri va citato Nicolò Cusano che, in qualità di Vescovo di Bressanone, scelse la fortezza per la propria incolumità, soggiornandovi a lungo tra il 1457 e il 1460.
In epoca medievale rappresentò certamente un importante punto strategico militare. Di norma al suo interno ospitava una decina di persone tra servi e soldati ma spazi annessi venivano utilizzati per ospitare guarnigioni anche numerose.
La struttura del castello si adatta allo sperone roccioso su cui si erge. All’interno presenta piani sovrapposti che seguono appunto l’inclinazione e la forma del masso, collegati da un solo corpo scala centrale. Si accede al maniero tramite una scala esterna in legno, che un tempo poteva essere isolata mediante innalzamento del ponte levatoio. Per portare all’interno i rifornimenti si utilizzava un argano.
Probabilmente in origine l’ingresso al cortile era a valle, sul lato Sud, dove giungeva il percorso che da Cernadoi consentiva il trasporto del ferro ai forni fusori del castello, la cosiddetta “strada de la vena”. Del castello originario si hanno poche notizie. Qualche resto della base muraria in pietrame è ancora visibile. Sicuramente era più piccolo dell’attuale, derivante da un successivo ampliamento. Il nome Andraz (cavità, antro) deriverebbe dalla “galleria“ a presidio della rocca, già parte della struttura originaria.
Nel 1484 il castello fu distrutto dalle fiamme e ricostruito dai Maestri Comacini. Le quote dei cortili furono allora livellate con il materiale dei crolli rialzando tutta l’area di circa tre, quattro metri. L’ingresso fu spostato a Ovest per rendere la struttura più scenografica. Il vecchio ingresso denominato Porta di San Raffaele venne chiuso costruendo al suo posto una torre angolare, priva però di funzioni difensive.
Altri lavori furono necessari a seguito di un ulteriore incendio, nel 1516. Gli ultimi lavori importanti risalgono al XVIII secolo ad opera del Capitano Georg Felix von Mayrhofer. Dopo le guerre napoleoniche il castello non possedeva più alcuna rilevanza strategica. Sia per le mutate condizioni politiche e militari, sia per l’esaurirsi nel 1755 dell’attività estrattiva. Il castello fu dunque venduto a privati che lo privarono di tetto, arredi e suppellettili. Fu poi bombardato nella Prima Guerra Mondiale dalle postazioni austriache posizionate sul Col di Lana.
Il castello è visitabile su prenotazione.
Come arrivare
Al Castello si giunge ancora oggi tramite la Strada de la Vena, attualmente non transitabile a seguito della tempesta Vaia, ma nuovamente fruibile dall’estate 2021.
Si tratta di una antica strada realizzata presumibilmente tra il XV e il XVI secolo finalizzata al trasporto del materiale ferroso estratto dalla zona del Fursil (Colle Santa Lucia) ai forni fusori nella zona di San Cassiano. Un percorso lungo, che necessita di 10 ore circa di cammino, se lo si vuole compiere integralmente. Quello che ci interessa in questo momento è il primo tratto, fino al Castello. Il tempo di percorrenza è di 5 ore e mezza.
Si parte dal piazzale di La Vila, frazione di Colle Santa Lucia, si percorre la Strada Statale 251 verso Selva di Cadore e dopo circa 1 km si attraversa il ponte sul Ru de la Pavia. A sinistra si imbocca una strada sterrata che costeggia il rio, arrivando ad una vecchia cabina elettrica, a circa 200 metri. In tale punto si accedeva un tempo alle gallerie del Fursil. Si prosegue fino ad un bivio e si prende a destra, procedendo per 250 metri fino a un cartello che indica a sinistra una mulattiera che porta al pianoro Pianaz.
Superate le località di Luiz e Zopei, all’ombra del monte Pore si incontra una carrareccia che conduce al bosco di Livinallongo. Superato il Ru de Pignacia si giunge a Col di Larzonei. Percorso un breve tratto di strada asfaltata si gira a destra e ci si inoltra nella zona boschiva Davoviel. Si incrocia il sentiero 441 Andraz-Nuvolau che, attraverso il bosco dei Livinei conduce al Ru de Ciastel e infine al Castello di Andraz.
Contatti
Tel. 3343346680 (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00)
Email: info@castellodiandraz.it
Castel Salego – Alpe di Siusi
Nel cuore del bosco di Castelvecchio (Bosco di Hauenstein), nei pressi di Siusi allo Sciliar (BZ), riposano i resti dell’antico Castel Salego o Salegg. Edificio probabilmente costruito nel XII secolo dai Signori di Saleck. Quando attorno al 1178 questi ultimi furono citati come ministeriali dal Vescovo di Bressanone, il castello fu dato in feudo a varie famiglie. Nel 1473 la proprietà passò in mano alla famiglia Zwingensteiner. Divenne un secolo più tardi proprietà dei Signori di Wolkenstein. Nel XVII secolo il castello cadde in rovina. La storia di questa fortezza non è purtroppo ben documentata.
Oggi si intravedono segni di una ristrutturazione, forse databile attorno al XV secolo. Secondo alcuni documenti storici, il castello ospitava anche una cappella della quale si dice che altare e campana siano stati trasferiti nella chiesa di Siusi.
Le rovine sono oggi in possesso della Diocesi di Bolzano-Bressanone. Nel 2001 si è proceduto a un’opera di ristrutturazione per consolidare i resti. Nel 2002 è stata ripulita l’area da rovi e cespugli per consentire l’accesso al pubblico.
Al castello si lega una leggenda, quella di una fanciulla bellissima dai capelli lunghi e biondi, a guardia di un tesoro nascosto lungo un passaggio sotterraneo che collegava Salego al castello di Castelvecchio.
Come arrivare
Si accede tramite il Sentiero tematico Oswald von Wolkenstein, di cui il castello rappresenta la prima tappa. Punto di partenza è l’Hotel Salego, vicino alla stazione a valle della Cabinovia Alpe di Siusi. Da qui si imbocca il sentiero a sinistra e si procede attraverso la Selva di Castelvecchio, arrivando senza difficoltà alle Rovine di Salego, con una splendida vista su Siusi allo Sciliar.
Il sentiero nasce per far scoprire la storia del menestrello von Wolkenstein, che nel 1427 entrò in possesso del castello dopo lunghe diatribe per il possesso dell’eredità. E fornisce inoltre informazioni su come si svolgeva la vita nel Medioevo. Consigliamo dunque di proseguire in salita fino al “libro di racconti di ferro”, una struttura in ferro che raccoglie racconti leggendari.
Pochi minuti di cammino e si arriva ad altre rovine, quelle di Castelvecchio. Proseguendo in direzione Bagni di Razzes si incontrano altre stazioni del sentiero a tema, che termina in una strada forestale. Il ritorno ripercorre il medesimo sentiero dell’andata. La lunghezza totale è di 6 km. Tempo di percorrenza: 2 ore
Contatti
Tel. +39 0471 707024
Email: info@siusi.it