Hai visto sui social delle foto di tuoi amici che sguazzavano allegri dentro a dei freschi torrenti, mentre tu eri in in città vittima della calure estiva?
Probabilmente i tuoi amici si sono fatti furbi e stavano praticando il canyoning.
Se la cosa ti ha incuriosito e ti è venuta voglia di provare, questa guida fa al caso tuo.
Cos’è il canyoning
Il canyoning, o torrentismo, è una attività che unisce sport acquatico e sport di montagna. Consiste infatti nella discesa di torrenti che scorrono attraverso canali rocciosi, senza utilizzo di mezzi quali canoe, kayak o gommoni. In sintesi, si procede a piedi, con l’ausilio di corde per calarsi nei tratti verticali dei canali, o per l’attraversamento di punti particolarmente esposti, dove il rischio di caduta aumenta.
I canali rocciosi che caratterizzano un percorso di canyoning si definiscono forre, gole, fossidi o orridi. Scavati e levigati dall’azione erosiva dell’acqua, possono presentare crescenti livelli di difficoltà, tale che, accanto alla muta da sub, sia necessaria una conoscenza delle tecniche alpinistiche.
Da tenere a mente, prima di sperimentare il torrentismo, è che il tragitto prescelto non potrà mai essere ripercorso a ritroso. Regola numero uno del canyoning è dunque guardare sempre avanti. Già di per sé un punto di partenza metaforica che rende tale sport meritevole di essere testato almeno una volta nella vita.
Uno sport per certo divertente, soprattutto se praticato a livelli medi o bassi. Naturalmente salendo di difficoltà si passa dal puro divertimento alla sfida. In ogni caso non è da considerarsi una attività estrema. Oggi il canyoning è praticato in tutta Europa (in particolare Francia, Spagna, Italia, Austria e Grecia), in molti paesi dell’Est Europeo, negli USA, Messico, Brasile, Australia, Nepal e Sudafrica
Perché il canyoning si chiama così
Il termine canyoning, con cui comunemente e in maniera abbastanza universale viene appellato il torrentismo, deriva dall’inglese “canyon”. In alcune lingue vengono utilizzati termini alternativi, che mantengono la medesima radice, come per il turco kanyoning o il francese canyonisme. Esempi di sinonimi che si discostano fonicamente sono rappresentati invece dal termine spagnolo barranquismo, dal norvegese juving, dall’estone kanjonites, dal finlandese melonta
Origini della disciplina
A discapito di quanto si potrebbe pensare, il canyoning non nasce in terre inglesi, né in America. Bensì nel Verdon, in Francia. Precursore del torrentismo è difatti considerato lo speleologo Alfred Martel, che agli inizi del Novecento si cimentò nelle prime esplorazioni, con finalità scientifica, nelle profonde Gole del Verdon. Le terre di origine e prima diffusione del canyoning possono essere identificate nei Pirenei e nelle Alpi Marittime. Solo negli anni Ottanta la disciplina inizia ad acquisire una valenza più prettamente sportiva, in Francia, Spagna e Italia. Fino agli anni Novanta, nel nostro Paese il canyoning continua ad essere appannaggio dei soli speleologi. Negli anni Novanta iniziano ad avvicinarsi al torrentismo anche apassionati di alpinismo, canoa di discesa e altri sport più prettamente di montagna. Nel 1998 nasce l’Associazione Italiana Canyoning (AIC), cui va il merito di aver portato all’espansione della pratica del torrentismo su tutto il territorio nazionale, mediante una grande opera di divulgazione condotta negli anni con il supporto anche del CAI e altre associazioni quali la Lega Nazionale Montagna UISP. Un boom si è verificato in particolare a partire dal 2010. Oggi l’Italia conta oltre 3000 praticanti assidui
Sport estremo? No, ma attenzione ai rischi!
Il canyoning non è da considerarsi uno sport estremo, ma è bene conoscere i rischi che si corrono soprattutto nella pratica individuale dell’attività o senza l’accompagnamento di guide esperte. Condizione che sconsigliamo. L’ambiente delle forre è di per sé poco ospitale e lo può diventare in maniera estrema in caso di meteo avverso.
Una piena improvvisa di un torrente causata dalla pioggia è per certo il pericolo maggiore da cui tenersi lontani, facendo attenzione alle previsioni meteorologiche. Inoltre è bene prepararsi ad abbassamenti repentini della temperatura, in quanto l’acqua dei torrenti risulta freddina anche d’estate.
Con attrezzatura e preparazione adeguata i pericoli su roccia sono invece da considerarsi minimi. Situazioni di pericolo soggettivo possono essere rappresentate da attacchi di panico in fase di calata con corda, o condizioni di spossatezza che possono diventare problematiche per l’intero gruppo, causando rallentamenti anche prolungati dell’avanzamento, con rischio di essere ancora in forra sul calare della sera. È dunque bene informarsi per tempo delle caratteristiche del luogo in cui ci si recherà in escursione, per arrivare preparati e sicuri di potercela fare.
Il canyoning non è estremo ma può diventarlo, per scelta. È il caso del torrentismo invernale o del deap canyoning, inventato dall’olandese Warren Verbroom. Una attività che consiste nel tuffarsi in laghetti e pozze d’acqua da altezze proibitive, per poi risalire tratti di parete rocciosa arrampicando senza corda. Del canyoning classico resta ben poco.
Avvicinarsi al torrentismo
Concluso che, se affrontato con la testa sulle spalle, il torrentismo risulti quasi privo di pericoli, vediamo come avvicinarsi da neofiti a tale disciplina. Punto di partenza è che, in linea generale, il canyoning inteso come attività ricreativa e saltuaria possa essere svolto in linea di massima da chiunque. Importante è non iniziare in autonomia ma affidandosi ad associazioni e guide.
Il torrentismo amatoriale e ricreativo viene svolto generalmente in forre di bassa o media difficoltà, dove non si rende neanche necessario il saper nuotare.
Bisogna però essere certi di:
- non avere paura dell’acqua (immergersi in pozze profonde più di 1,5 metri)
- non soffrire di vertigini (altezze superiori ai 2 m)
- essere in grado di sostenere un trekking di avvicinamento di almeno 4 ore consecutive.
In termini di età, il range dei canyonisti è ampio, in media dai 10 ai 65 anni.
Attrezzatura necessaria
Come anticipato, il canyoning riunisce sport acquatici e di montagna. Nello specifico 4 discipline sportive che concorrono a comporre il mix di attrezzatura necessario per divertirsi nella maniera corretta: speleologia, alpinismo, free climbing e subacquea.
Accanto alla muta completa in neoprene di 5 mm, serviranno calzari in neoprene, un caschetto da alpinista o speleologo e un paio di guanti. Necessario poi un imbrago cosciale con moschettoni, e infine delle corde. Nello specifico quando si parla di corde si intende statiche, con diametro di 9 o 10,5 mm. Prive dunque di elasticità o quasi, utili per calarsi su tratti verticali evitando di oscillare troppo durante le manovre di discesa.
Per la progressione in forra, a seconda dell’itinerario si consiglia l’uso di scarpe da trekking o scarpe da ginnastica con suola in gomma, anche se esistono sul mercato calzature specifiche per il torrentismo. Fanno inoltre parte dell’equipaggiamento anche giubbotto salvagente e zaino a tenuta stagna. Piccoli dispositivi che è bene mettere in sacca sono rappresentati dal fischietto per segnalare a distanza la propria presenza e una lampada frontale con pile cariche.
Quando praticare il canyoning
In genere il periodo migliore per praticare torrentismo va da fine marzo a metà ottobre. Una stagionalità che varia da regione a regione, sulla base di fattori climatici e meteorologici che rendono le forre differentemente praticabili. I due parametri essenziali da considerare per definire il momento migliore per dilettarsi con il canyoning in una determinata area sono la temperatura (aria e acqua) e la portata dei torrenti, che naturalmente sale nei mesi a maggiore piovosità.
Dove praticare canyoning in Italia
In Italia l’attività si svolge in forre alpine e appenniniche. I luoghi più interessanti si trovano in regioni quali Piemonte, Lombardia, Sardegna ed Abruzzo. Scopriamo insieme i dieci canyon più belli d’Italia.