Progressione in conserva – come ci si lega in cordata

La progressione in conserva è una tecnica tanto efficace quanto pericolosa, soprattutto se
praticata nel modo scorretto!
Essa è utile durante la salita di un canale innevato, il passaggio su una cresta esposta o durante un
arrampicata non troppo impegnativa.
Viene utilizzata anche su ghiacciaio. In seguito verranno esposte le differenze per questa
particolare occasione.

Il numero preciso di componenti non supera quasi mai i tre. Oltre diventerebbe impossibile da
gestire, anche per il più esperto. L’ideale è sempre 2. Su ghiacciaio invece meglio essere una cordata da almeno 3 persone.

La distanza fra i componenti varia soprattutto in base al tipo di terreno.

Spesso si utilizza la conserva lunga su ghiacciaio (non sotto ai circa 10m) o su terreno d’arrampicata più impegnativo, dove è necessario arrivare ad un buon punto di assicurazione per far progredire il secondo di cordata.

Su cresta invece, spesso si fa conserva corta (anche decine di cm se c’é una grossa disparità di esperienza fra i membri della cordata). Altrimenti una lunghezza mediana è più che accettabile, riuscendo a far passare la corda fra le rocce in modo da utilizzarle come protezioni naturali.
La scelta della distanza rimane comunque personale e dettata dal terreno. Anni di esperienza aiutano a capire le
giuste metriche.

La conserva può essere protetta o non protetta, in base a varie situazioni che andremo ad analizzare.

La conserva non protetta viene usata dagli alpinisti che intendono procedere in velocità su terreno non troppo difficoltoso. O nel caso in cui ci sia una grossa disparità di esperienza su terreno facile.

Il più esperto aprirà la fila, stando ben attento a prevenire ogni mossa dei compagni. Spesso questo è un compito snervante e pieno di responsabilità; poiché alla prima distrazione tutto il gruppo, essendo legato in cordata, può essere trascinato giù. Vietato cadere per il primo di cardata.

La regola fondamentale è quella di tenere la corda che lega i membri del gruppo molto tesa, in modo da percepire i movimenti del socio che segue e riuscire a ristabilire una posizione di equilibrio in caso di sbandata.

E’ infatti molto più alta la probabilità di morte in un punto esposto quando la scivolata non è prevista ed un membro della cordata è già scivolato per diversi metri. Sarà difficile in questo caso arrestare lo sfortunato. Obbligatorio quindi tenere la corda tesa!

La giusta tecnica della progressione in conserva vuole che il capo cordata, il più esperto, riesca a percepire i movimenti dei compagni grazie alla corda, tesa e mai lasca, ed agire in caso di perdita di equilibrio di un componente, per prevenire uno scivolamento.

La conserva protetta invece, è quella usata in canali più ripidi o tratti molto esposti, dove il rischio di caduta è mortale. Il limite fra la conserva protetta e la progressione in cordata a tiri alterni è molto vicino e dipende dall’esperienza degli alpinisti e dal tempo a disposizione.

Per la conserva protetta vale la stessa prassi della conserva non protetta, con la differenza che tra i membri della cordata verranno “piazzate” (in gergo) delle protezioni che andranno ad arrestare un eventuale caduta. Sarà il capocordata a mettere le protezioni (chiodi, friend, nut, cordoni etc.); mentre i membri successivi dovranno solamente bypassare la protezione dalla corda che li precede a quella che li segue, per proteggere il compagno successivo. Sarà solo chi chiude la cordata a dover recuperare tutte le protezioni.

Di solito insieme ai vari tipi di protezione si usano anche dei bloccanti (il tiblock prodotto dalla Petzl è il più semplice ed utilizzato. Può essere utilizzata anche una micro-traxion o altri dispositivi bloccanti). In questo modo il capocordata (il più esperto) può evitare di essere trascinato verso il basso in caso di caduta degli altri alpinisti.

COME LEGARSI IN CONSERVA

  • Metodo 1:
  1. Filare la corda in una sacca facendo un nodo bloccante di fine corsa (es.nodo ad 8)
  2. Riporre la sacca nello zaino stando ben attenti a non creare impedimenti al corrente di corda che esce
  3. Eseguire un nodo Machard sulla corda e collegarlo tramite un moschettone a ghiera sull’anello di servizio dell’imbracatura.
  4. Eseguire un’asola ed una contro asola sul ramo di corda che precede il nodo Machard
  • Metodo 2:
  1. Eseguire un nodo ad 8.
  2. Avvolgere la corda sotto spalla regolando la posizione delle spire vicino all’anello di servizio dell’imbracatura (ne più lunghe ne più corte).
  3. Entrare con un asola di corda nell’anello di servizio dell’imbracatura stando attenti ad avvolgere anche le spire di corda avvolta in precedenza sotto la spalla.
  4. Eseguire un nodo bulino (Falsa asola con la corda singola – corda che andrà verso il socio)
  5. Controllare la corretta esecuzione del nodo bulino.
  6. Bloccare il nodo con un moschettone.

In entrambe le tipologie di conserva abbiamo un avanzo di corda (nello zaino oppure sotto la nostra spalla) che può essere utilizzata in caso di necessità.

E’ possibile usare la corda in più:

  • In presenza di un risalto verticale, dove il primo di cordata ha bisogno di una maggiore distanza dal compagno per superare la parte più impegnativa;
  • Allungare la distanza tra i membri della conserva in caso di cambio di terreno (es. cresta – ghiacciaio)
  • Eseguire manovre di recupero da crepaccio*

*Per quanto riguarda le manovre di recupero da crepaccio e supponendo che entrambi i componenti della cordata siano in grado di eseguire tali manovre; sia l’alpinista che apre la cordata che quello che la chiude devono avere a disposizione l’avanzo di corda. In cordate da 3 o più persone il problema non si presenta.
In questo modo è possibile utilizzare tale avanzo per eseguire delle manovre di recupero da crepaccio.

Esempio:
Con una corda da 50m, ipotizzando una distanza di legatura di 10m tra i due alpinisti, ognuno di essi dovrà avere a disposizione 20m di corda in avanzo per eseguire una manovra di soccorso.

Trovi qui tutte le tecniche di recupero da crepaccio.

Invece qui puoi trovare tutta l’attrezzatura obbligatoria per attraversare un ghiacciaio.

  • Legatura del terzo componente e successivi
  1. Eseguire un nodo di svincolo (se la corda va in tiro il componente della cordata non viene interessato e rimane svincolato). L’altezza del nodo deve essere circa al di sopra del ginocchio.
  2. Collegare l’alpinista tramite un nodo barcaiolo. Il moschettone deve passare in entrambe le asole dell’imbrago e la ghiera va chiusa verso il basso (per gravità si evitano movimenti che possono svitarla)